Chiesa Rettoria San Michele Arcangelo Scuole Pie
Nel 1659 l’arcivescovo di Brindisi, Francesco de Estrada (1659-1671), acquistò con denaro proprio sia la chiesa di San Michele Arcangelo sia l’adiacente dormitorio costituito da quattro celle, di proprietà dei Celestini di Mesagne che ne erano venuti in possesso nel 1616 quando la casa brindisina venne chiusa, affinché vi si insediassero i Padri Scolopi.
Il fine primo era quello di riuscire a colmare, almeno nella cittadina, le lacune dell’educazione pubblica che nel XVII secolo appariva quasi del tutto inesistente, tant'è che le notizie sull’istruzione a Brindisi fanno riferimento solo ad una vaga notizia che riporta come un certo maestro Antonio Diana avesse insegnato lettere umane nel XVI secolo. Agli esordi nelle Scuole Pie si avviarono solo tre classi di allievi ma ben presto se ne contarono duecento. Il complesso architettonico fu ingrandito grazie a diverse donazioni del portoghese Giovanni Nunnes della Torre (1680), regio portolano, e Girolamo Lettera (1684). Come per la gran parte delle Istituzioni ecclesiastiche, il 13 febbraio 1807, a seguito delle soppressioni napoleoniche il convento fu abbandonato dai padri, divenendo così proprietà dell’amministrazione comunale di Brindisi e nel 1873 fu adibito prima a carcere e poi a scuola. Dal 1875 ospitò il Consiglio di leva. Nel corso del Novecento, divenne prima un brefotrofio (1912) e, a partire dal 1923, fu adibito a sede della Croce Bianca e delle Guardie Campestri. La chiesa di San Michele Arcangelo è nota per la caratteristica cupola a mattonelle policrome, riferimento cospicuo da più punti di vista del centro storico. La facciata, sobria, presenta un portale centrale sormontato da timpano triangolare che esibisce lo stemma dell'ordine della Madre di Dio delle Scuole Pie. All’interno, la navata unica termina in un transetto. Vi si affacciano delle cappelle laterali, da tempo private di altari e arredi sacri. Le decorazioni di stile barocco sono del maestro stuccatore Maurizio D'Alessio, di Napoli, che a partire dal 1718 e per i successivi tre anni lavora al cappellone dell'altare maggiore, dedicato a San Michele Arcangelo, alla cupola, alle cappelle laterali, alle colonne e agli archi sia interni sia esterni.