Chiesa di San Paolo Eremita

Vico De' Vavotici 8, 72100 Brindisi BR

La Chiesa e il Convento di San Paolo Oggi l'impianto distributivo dell'organismo architettonico del complesso del convento di San Paolo è interamente percorribile, seppur profondamente modificato, all'interno del palazzo della Provincia. Infatti, sono molteplici gli affioramenti dell'antica struttura trecentesca e settecentesca come le monofore e bifore presenti sulla fiancata australe della chiesa. Circa la fondazione esiste presso l'Archivio di Stato di Napoli l'atto notarile del 2 marzo del 1284 con cui re Carlo I d'Angiò concesse il comprensorio della Zecca ai padri francescani per l'edificazione del loro convento e della chiesa, la cui costruzione si prolungò fino al 1322. Lo storico brindisino Andrea Della Monaca riporta che la data di fondazione era scolpita in una delle travi, vicino la Porta Maggiore. La chiesa, secondo l'ideale francescano, è ad unica navata, abside slanciata, pareti ampie, originariamente ricoperte da affreschi con teorie di santi e scene di pietà cristiana, solcate da lunghi e stretti finestroni. Poco è rimasto dell'antica struttura, poiché a causa dell'evoluzione del gusto e della necessità ha subito vari rifacimenti, fra cui la sovrapposizione degli altari barocchi in pietra locale sugli affreschi parietali (L'albero della Croce, Santi e Madonna con Bambino sulle pareti del coro, le Opere di Misericordia, Santi, Storie di santa Maria Maddalena, Scene cortesi, Santo Stefano, sulla parete australe) e  nei primi anni del Cinquecento la sostituzione del soffitto originale in "gigli pintati", dei quali restano solo poche tracce, con l'attuale copertura a capriate. A causa delle pressanti minacce di crolli fra 1825 e 1826 la facciata fu arretrata di otto metri con la soppressione della prima campata e rimozione di due altari. Il portale è sormontato da un protiro cuspidato, l'architrave e l'archivolto presentano decorazioni vegetali classiche. Nel 1809 il convento fu soppresso e nel 1813 adibito a gendarmeria reale e casa di detenzione. Dopo la restaurazione nel 1828 mons. Pietro Consiglio, arcivescovo di Brindisi (1826-1839), cedette la struttura alla confraternita dell’Immacolata. Sulla fiancata australe interna della chiesa vi è una nicchia gotica decorata con un affresco raffigurante la Vergine e san Giovanni sotto la Croce di cui però restano solo frammenti su fondo scuro e nella rispettiva cuspide sono presenti due angeli in volo che reggono un tondo. Gli altari sono dedicati a San Giuseppe da Copertino, Sant'Antonio da Padova (1632), Santa Maria (1603), al Santissimo Crocifisso, alla Immacolata (1741), ai Santi Vito, Modesto e Crescenza quest'ultimo altare è stato realizzato dagli scultori leccesi Agostino de Matteis e Pietro Spongano. Presenti sono la tela della Madonna del Carmine con i santi Caterina, Paolo eremita, Diego attribuita ad Alessandro Fracanzano, quella raffigurante la famiglia Perez Noguerol dipinta nel 1603, della Immacolata Concezione, del Transito di san Giuseppe e l'Annunziata, della Madonna della Concordia dei primi del XVII secolo, la  Visitazione del 1559, opera autografa del pittore brindisino Jacopo de Vanis, posta sull'altare demolito nel 1900 per costruire un pergamo che i restauri del 1964 eliminarono. Nella cappella di San Francesco è posto il monumento sepolcrale del 1699 di Obbedienzo Vavotico voluto da Giovanni Maria Moricino (1558-1628), storico brindisino. E' inoltre conservata nella chiesa una macenula, una statua della Vergine Immacolata vestita in corso d'anno con quattro abiti arricchiti da preziosi ricami. La statua è detta anche Madonna del Terremoto per aver messo in salvo la città di Brindisi dal terremoto del 20 febbraio 1743.