A mons. Annibale De Leo, arcivescovo di Brindisi dal 1799 al 1814, si deve la fondazione della prima biblioteca pubblica di Terra d’Otranto nel 1798 e la costituzione, negli anni successivi, nel palazzo arcivescovile del primo museo grazie alla sua ricca raccolta di reperti archeologici. Egli nominò bibliotecario Giambattista Lezzi stabilendo nel testamento che egli dovesse restare “prefetto a vita” della sua libreria e che “i residui del mio museo siano collocati in una stanza del seminario e se ne faccia un corrispondente preciso inventario”. La collezione era prima custodita nella galleria del palazzo Massa-De Leo, dove il prelato abitò fin da piccolo. Qui i vasi erano disposti su cornicioni lungo le pareti, delle mensole in noce reggevano possenti teste di marmo e una grande cornice ospitava diversi bronzetti dalle modeste dimensioni e terrecotte figurate. Nello studio affacciato al giardino poi esponeva rari e preziosi manoscritti insieme a monete greche, romane e bizantine, ametiste, corniole, epigrafi, oinochoai, trozzelle, ollae, lucerne, olpe, patere, aryballoi, bombylioi, ydriae, kantharoi, kylikes, lekithoi, pelikai, pinakes, pithoi, poteria e skyphoi. Solo per alcuni reperti, attraverso manoscritti e lettere, è possibile individuare il luogo di rinvenimento. Mons. De Leo ebbe cuore, scrivendo a chiare lettere nel suo testamento, che reperti e libri restassero nella città di Brindisi come un patrimonio sempre unito e soprattutto accessibile al pubblico. Esortazione, quest’ultima chiaramente indicativa delle sue finalità, la trasmissibilità dei valori impliciti nei documenti e oggetti raccolti, e della grande lungimiranza che lo ha sempre contraddistinto.
La foto rappresenta una trozzella (anfora). Ceramica. Vaso simbolico per contenere l’acqua.
Produzione messapica 430-400 a.C. Decorazione geometrica e vegetale.
Foto Francesco Guadalupi, testo prof, Giovanni Mastronuzzi – Università del Salento.