Nel XIII secolo, in età federiciana, forse il 27 aprile del 1210 come vuole la tradizione o più probabilmente il 1225, in occasione delle nozze di Federico II di Svevia con Isabella di Brienne, Regina di Gerusalemme, celebratesi il 9 novembre nella cattedrale, le reliquie di san Teodoro d’Amasea furono traslate in Brindisi da Euchaita. Le spoglie, giunsero avvolte in uno sciamito operato a due trame.
Il tessuto di seta dal fondo dorato è ornato da medaglioni disposti in serie, in ordine orizzontale e verticale. Un fregio continuo ad archetti, con piccoli fiori rivolti all’interno, costituisce la cornice del medaglione e racchiude due grifi rampanti, addossati nei corpi e contrapposti nelle teste, caratterizzati da un’anatomia poco marcata, grande occhio, orecchie equine, zampe e parte posteriore del corpo leonine e ali stilizzate. Il telo presenta evidenti caratteristiche tecniche e stilistiche d’ispirazione bizantino-sasanide. La preziosità tecnica è accompagnata a quella materica: seta e oro membranaceo noto fino alla fine del Medioevo come “oro di Cipro” prodotto anche a Bisanzio, introdotto in Occidente attorno al IX secolo compongono il telo.
Gli sciamiti avevano spesso motivi decorativi “ad rotellas” ossia a ruote, o a riquadri, con animali simbolici al centro, che cominciarono a comparire fin dal IX sec. d.C. e si svilupparono con rapporti modulari e diametri diversificati, fino all’inizio del secolo XIV. Spesso apparivano anche parole greche e scritte arabe utilizzate a puro scopo decorativo.